Franco Brigliadori

Un pomeriggio di alcuni anni fa un collega conosciuto da poco mi propone una passeggiata per la sua città. Siamo accomunati dalla stessa passione per la fotografia e così per me forestiero che sono sempre solo la sera la proposta è irrinunciabile, la città è Verona, il collega è Pasquale. Si cammina insieme, si chiacchiera del più e del meno e si scatta, poi la discussione si fa via via più profonda, e ci si ritrova amici in poco tempo; la fotografia non sempre ruba le anime dei soggetti, a volte le unisce e le trasforma. Pasquale è un folletto irrequieto che si alza e si abbassa, che scatta e si arresta e che si nasconde dietro i suoi chiaro scuri che lo fanno sembrare cupo e solitario, se non fosse che quando hai bisogno lui c'è e ti ascolta senza giudicarti. Ecco perché quando osservo le sue fotografie provo emozioni, le stesse che provo quando passo una giornata con lui a fotografare o a bere una buona birra chiacchierando del più e del meno.

Alessio Guarischi

La conoscenza con Pasquale ha l'onda lunga, iniziata nel lontano 2007 quando i destini lavorativi si conobbero alla convergenza delle nostre società. Ho subito apprezzato il suo carattere buono, schivo, mai ingombrante, come sa essere un buon padre di famiglia; ma quando s'inalbera, apriti cielo. La passione fotografica, parliamoci chiaro è pura emozione contagiante. Come un virus si è sparso nell'ufficio di allora, seminando tempo per tempo, adepti ovunque, prima tutti Canonisti, poi Fujisti. Ma non è la macchina che fa la differenza, è il cuore. E negli scatti di Pasquale, che ho potuto affiancare finalmente all'opera, in occasione di una bellissima ed estenuante gita insieme a Colonia, il cuore è la precisione nella ricerca dell'inquadratura. Nella maniacalità dell'attesa. E il risultato è lì, nero su bianco.

Michele Stroppa

Le situazioni Interessanti!🤦‍♂️

ISO… gamma dinamica… diaframmi… bilanciamento del bianco… blocco AE/AF… riduzione del disturbo… esposizione… “No, non ce la posso fare… non ce la potrò mai fare”. Quando le mie mani tremolanti hanno accarezzato per la prima volta la Fujifilm X-E1 appena acquistata dal collega, quelle parole risuonavano nella mia mente come un mantra. Ma forse, a pensarci col senno di poi, era solo questione di trovare un ‘appoggio’, o potremmo dire meglio un ‘cavalletto’ visto che stiamo parlando di fotografia, un qualcosa cioè che aiutasse ad avere stabilità. Questo è stato per me l’incontro con Pasquale e col suo personale modo di intendere la fotografia. Nadar diceva: “Nella fotografia esistono, come in tutte le cose, delle persone che sanno vedere e altre che non sanno nemmeno guardare”. Ecco, Pasquale mi ha aiutato a guardare alle situazioni della vita, alla natura, al mondo, con occhi diversi; mi ha aiutato ad osservarne e scoprirne il lato più nascosto, a ricercarne sempre le ‘situazioni interessanti’, come lui ama chiamarle, quelle che spesso solo uno sguardo attento e curioso riesce a cogliere. A noi colleghi, un po’ scherzando ma forse non troppo, piace chiamarlo ‘maestro’; e lui si rabbuia quando ci sente dire così. Ma se è vero, come personalmente credo lo sia, che “un maestro apre la porta in cui tu devi però entrare da solo” (proverbio cinese)… beh… forse quella definizione non è poi così lontana per lui. E chiudo pensando alle fotografie che ho finora scattato, al fatto che sono ancora lontano da quelle prime 10.000 foto che Henri Cartier Bresson indicava come essere le proprie peggiori. Questo per dirti, amico mio, una cosa molto semplice: “Non penserai mica che non abbia più bisogno di te? Ci siamo intesi, vero?”.